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Nutrizione e salute

BEVANDA DI SOIA: NON CHIAMATELA 'LATTE'

18-02-2010

Spesso proposta come alternativa leggera al vero latte, soprattutto per gli intolleranti al lattosio, in realtà è un prodotto molto diverso dal latte di mucca. E costa il doppio.


E' un prodotto relativamente giovane per il mercato italiano: si tratta della bevanda di soia, che viene proposta come un alimento leggero e facilmente digeribile, e come un'alternativa al vero latte per chi soffre di intolleranza al lattosio.
Eppure i nutrizionisti sottolineano che ha ingredienti e caratteristiche nutritive molto diversi, tanto che anche per legge non può essere definita "latte", poiché questo termine è riservato solo al prodotto naturale, come il latte di mucca o di capra.

La bevanda di soia si ottiene dai semi di soia che vengono lavati, macinati, centrifugati, omogeneizzati, e quindi sottoposti a un trattamento termico, come la pastorizzazione o il trattamento UHT. Viene spesso addizionata di zuccheri, sale, aromi o grassi vegetali per rendere più gradevole il sapore, e di vitamine e calcio per migliorarne il profilo nutrizionale. Invece il latte non contiene alcun tipo di additivo e l'elenco degli ingredienti presente sulle confezioni è cortissimo: dentro c'è solo il latte!

Anche sul fronte dei prezzi non c'è paragone tra i due alimenti: un litro di bevanda di soia può costare dai 2,00 ai 3,70 euro, ossia almeno il doppio rispetto allo stesso quantitativo di latte di mucca.

Sul fronte nutrizionale la bevanda di soia non sostituisce adeguatamente il latte, perché ha caratteristiche nutritive molto diverse (ad esempio, è povera di calcio e fibre, ha proteine di minor valore), e semmai andrebbe confrontata con le altre bibite vegetali.

Se è vero che è priva di colesterolo, è altrettanto vero che una tazza di latte ne apporta solo 35 mg, pari a circa il 10% del colesterolo totale che si può assumere ogni giorno con gli alimenti. Inoltre, quanto al valore energetico, la bevanda di soia ha circa le stesse calorie del latte scremato (circa 32-39 calorie ogni 100 g), che è comunque un alimento più completo sul piano nutrizionale.

Ci sono almeno altre 4 buone ragioni per cui una persona sana non dovrebbe rinunciare al latte di mucca:
1) Il contenuto di calcio in forma facilmente biodisponibile. Il latte è particolarmente ricco di questo minerale (120 mg ogni 100 g in quello vaccino, ad esempio), presente in forma facilmente utilizzabile dall'organismo. Inoltre, il calcio è in un rapporto favorevole con il fosforo il che facilita la mineralizzazione delle ossa.
2) L'alto valore biologico delle proteine. La caseina (che è la principale proteina del latte) la lattoalbumina e le lattoglobuline contengono nelle giuste quantità e nelle giuste proporzioni tutti gli aminoacidi di cui l'organismo ha bisogno, compresi gli aminoacidi essenziali. Ecco perché le proteine del latte sono fra le più adatte a coprire le necessità sia dell'organismo in fase di sviluppo dei bambini, sia di quello degli adulti e degli anziani.
3) L'azione positiva dei peptidi. Questi frammenti proteici, derivati dalla digestione enzimatica delle proteine del latte, hanno molti effetti benefici multifunzionali: infatti hanno rivelato attività oppioide, ipotensivo, immunostimolante, antitrombotica e di trasporto di minerali. Sono ancora oggi oggetto di molti studi e si stanno rivelando molto interessanti soprattutto per il processo digestivo.
4) La presenza del lattosio. Questo carboidrato caratteristico del latte animale non si trova in nessun altro alimento: è importante perché contribuisce alla biodisponibilità del calcio.

Ma chi è intollerante al lattosio (ossia il 5% degli europei) cosa può fare?
Consumare il latte 'ad alta digeribilità' o 'delattosato', nel quale il lattosio è stato quasi completamente idrolizzato ma senza intaccare il patrimonio di proteine, minerali e vitamine del latte.

Gli intolleranti al lattosio possono mangiare senza alcun problema anche i formaggi, in particolare quelli stagionati a pasta dura ed extradura, perché non contengono più lattosio. Via libera anche allo yogurt e agli altri prodotti fermentati che, pur potendo contenere fino al 70% del lattosio presente nel latte di partenza, sono generalmente ben tollerati per la presenza delle lattasi dei microorganismi fermentativi.

C'è un altro motivo per cui anche chi è intollerante al lattosio non dovrebbe rinunciare al latte. L'intolleranza al lattosio può essere migliorata proprio consumando quantità gradualmente crescenti di latte: infatti, esiste una quantità di lattosio (come quella contenuta in un bicchiere da 100 cc di latte o in un cappuccino) che può essere ingerita senza provocare disturbi. In questi casi può, quindi, essere utile introdurre gradualmente i prodotti lattiero-caseari, aumentandone il consumo fino a stabilire il quantitativo che può essere tollerato senza sintomi e distribuendolo in piccole porzioni lungo la giornata e, sempre, insieme ad altri alimenti, come biscotti, pane o cereali.