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Commercializzazione Latte Italiano in USA

Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE: IL LIBERO SCAMBIO CON GLI USA

05-06-2014

I Ttip non devono fermarsi, bisogna andare avanti!


Da alcuni mesi si discute del trattato di libero scambio con gli Stati Uniti (Ttip).

È un tema molto importante per l’economia dei due blocchi, che sono grandissime potenze economiche, certo le più interessate al commercio internazionale, oggi frenato da dazi e burocrazia a cui le imprese europee devono sottostare per portare i propri prodotti oltreoceano.

Secondo alcuni studi commissionati dall’Unione europea, l’accordo dovrebbe portare alla creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro e generare benefici alle economie di tutto il mondo. Si fanno alcune stime: l’economia europea crescerebbe di 120 miliardi di euro, quella americana di 90 miliardi, quella del resto del mondo di 100 miliardi.

Numeri che non lasciano indifferenti le imprese italiane interessate allo sviluppo dei propri mercati. Negli Stati Uniti vivono 320 milioni di persone: tanti amano il made in Italy e hanno un reddito sufficiente per poter acquistare prodotti di qualità.

Fino a qualche settimana fa, la stampa aveva quasi ignorato le trattative, iniziate nel luglio dello scorso anno e poi interrotte per mancanza di risorse a disposizione dei mediatori americani. Può sembrare strano ma mancavano i soldi per pagare viaggi e soggiorni della delegazione statunitense.

Ma è bastato il “la” degli specialisti del no per accendere le polveri del fuoco di sbarramento. Da quel momento, secondo uno schema molto ben conosciuto, se le istituzioni parlano di crescita, gli specialisti del no parlano di inizio della fine. Se si parla di nuovi posti di lavoro, i contrari dimostrano che piuttosto aumenterà la disoccupazione. E alla nascita di nuovi potenziali mercati gli oppositori contrappongono il rischio del neo-colonialismo. Tanta confusione quindi, e poca discussione concreta e costruttiva.
È prevedibile che in una trattativa così ampia – che non riguarda un singolo bene, ma tutti i prodotti industriali e i servizi – si dovrà sacrificare qualcosa in cambio di qualcos’altro, ma nel suo complesso la liberalizzazione degli scambi sarà comunque un bene per la nostra cara Europa.

Per il sistema alimentare, poi, l’accordo è fondamentale. Ancor di più per i nostri formaggi, dato che l’Italia è il primo Paese del mondo per quantità di formaggi portati negli Usa. Sappiamo bene che ci sono alcuni punti sui quali bisogna insistere, come la tutela delle indicazioni geografiche, tanto importante per noi ma duramente osteggiata dalle imprese statunitensi che la ritengono un ostacolo alla libera circolazione. Siamo certi che è interesse di tutti trovare una soluzione.

La nostra speranza è che la trattativa vada avanti per poter eliminare le barriere tariffarie e burocratiche che ci impediscono di crescere in funzione delle nostre potenzialità. Ci auguriamo si smetta di far polemica e si comprenda come, ragionando di mercati rionali anziché mondiali, non si possa andare certo lontano.

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