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Il Mondo del Latte

4 DOMANDE A ANTONIO CELLIE

13-04-2015

Amministratore Delegato di Fiere di Parma


Antonio Cellie è l'amministratore delegato di Fiere Parma e quindi ha la responsabilità di Cibus, la più importante fiera del made in Italy alimentare. Studi classici, laurea in Economia Politica e una carriera internazionale nella consulenza di direzione - che tuttora esercita presso alcune grandi aziende alimentari italiane - sono il suo background culturale.

Parallelamente al suo impegno presso Fiere di Parma, svolge anche docenze a contratto nell'ambito del marketing (in particolare deII'Econometria applicata al category management), funzione di advisoring per operazioni di M&A, progetti di ristrutturazione e riorganizzazioni aziendali.

Profondo conoscitore dei mercati alimentari e meccano alimentari (si deve soprattutto a lui il rilancio di CibusTec e l'accordo con Anuga per l'internazionalizzazione di Cibus), in questi giorni firma il bilancio 2014 di Fiere di Parma.

Un consuntivo record costruito anche grazie alla collaborazione con Assolatte, sottoscritta nel 2013.
Cellie e Paolo Zanetti hanno dato vita al progetto del padiglione "Cibusèltalia" che - grazie al loro caparbio lavoro e al decisivo supporto di Federalimentare – garantirà all'industria alimentare italiana e ai suoi marchi il più grande padiglione corporate aIl'interno di Expo 2015.

1. Il suo lavoro la porta a contatto quasi quotidiano con i manager e i grandi nomi dell'agroindustria del nostro Paese. Sulla base della sua esperienza, quali sono i punti di forza e quali quelli deboli del nostro sistema imprenditoriale?
Abbiamo un vantaggio antropologico che finora è riuscito a compensare il disastroso ritardo del sistema Paese. Contrariamente al resto del mondo abbiamo ancora una classe di imprenditori che hanno un rapporto viscerale con i loro prodotti e i processi che ci sono a monte. Le marche italiane sono i loro cognomi, la soddisfazione del cliente è una questione personale, la qualità un fatto reputazionale. Inevitabilmente e coraggiosamente guardano al lungo termine e alla sostanza delle cose e quindi si trovano avvantaggiati nel rapporto sempre più concreto e collaborativo con i retailer di tutto il mondo. Il food made in Italy ha ancora un enorme value for money da spendere in ambito internazionale.

2. Cibus è la fiera alla quale il nostro settore ha sempre guardato con molto interesse. Con gli anni è diventata l'appuntamento al quale è difficile rinunciare. Ma nella società di Internet e della connessione h24, in un mondo nel quale gli imprenditori sono diventati dei veri globetrotter, qual è il ruolo di una fiera?
La fiera, come dimostrano i nostri bilanci o quelli dei nostri colleghi tedeschi, è un medium attualissimo anche in ragione della sua perfetta integrazione con quelli digitali. La sua "fisicità" è il culmine inevitabile di una relazione che, grazie ai new media, oggi dura e cresce, ad esempio nel caso di Cibus, per due anni. L'importante è non smarrire il focus sulle esigenze dei nostri veri clienti che sono gli espositori e i visitatori. Le crisi conclamate da alcuni quartieri fieristici italiani (grandi e piccoli) non dipendono dal settore - che è tornato quasi ai livelli pre-crisi - ma da scelte strategiche errate sia sul fronte degli investimenti real estate sia sui progetti di internazionalizzazione.

3. L'export agroalimentare ha raggiunto i 33 miliardi di euro e secondo gli esperti potrebbe raggiungere i 50 miliardi nel giro di pochi anni. Un obiettivo raggiungibile? Quali sono gli strumenti che secondo lei bisognerebbe mettere in campo per arrivare a questo traguardo?
L'obiettivo è sicuramente raggiungibile e lo dimostra la crescita a due cifre con la quale si è sviluppato il nostro export agroalimentare sui mercati esteri nel corso degli ultimi sette anni. Inoltre, penso che la crescente collaborazione tra Mise – Ice/lta – Mipaaf e Federalimentare sia un importante acceleratore in vista di questo obiettivo e ci restituirà risultati positivi sul fronte della pianificazione coordinata delle nostre azioni e missioni all'estero, nonché delle iniziative di incoming in Italia. Sul piano fieristico dobbiamo puntare su pochi eventi selezionati in Italia e all'estero per evitare duplicazioni che sono costose e confondono i nostri clienti esteri.

4. Tra pochi giorni prenderà via Expo. Anche se per scaramanzia sarebbe meglio aspettare iI 30 ottobre per dirlo, avete fatto un ottimo lavoro. Ora però si aprono le danze e bisognerà ballare. Quali sono i progetti più importanti del Padiglione Italia, di quello Cibus e quali le manifestazioni collaterali che i nostri lettori non possono perdersi?
L'industria alimentare Italiana e Fiere di Parma hanno investito nel progetto 15 milioni per consentire alle aziende del nostro Paese di utilizzare Expo al meglio per sei mesi, durante i quali ospiteremo milioni di consumatori, ma soprattutto migliaia di operatori internazionali: a loro offriremo non solo un palinsesto di eventi straordinario ma anche programmi e percorsi personalizzati, grazie ai quali potranno conoscere da vicino i protagonisti del rinascimento agroalimentare italiano: le imprese e i loro territori.


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