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Il Mondo del Latte

5 DOMANDE A GIULIO MENGOLI

24-06-2015

PresidenteTetra Pak Italia


Padovano, 44 anni, Giulio Mengoli è entrato in Tetra Pak nel 2002 con il ruolo di program manager nella sede di Modena, ed è cresciuto in azienda fino a ricoprire nel 2006 la posizione di director project manager.

Dal 2009 al 2012 è stato vicepresidente, service business Central & South America presso Tetra Pak Brasile, assumendo poi la posizione di vicepresidente, carton economy&China nella sede centrale di Lund, in Svezia, all’interno dell’area development & service operation.

Laureato in Ingegneria Meccanica all’Università degli Studi di Padova, Mengoli ha quindi conseguito il PMP® Certificate nel 2004 presso il prestigioso Project Management Institute di Philadelphia. Prima di entrare in Tetra Pak ha lavorato per diverse realtà internazionali, ricoprendo in particolare il ruolo di integration manager nel settore energetico.

1. Lei ha vissuto questi ultimi anni di lavoro all’estero: adesso che è rientrato, quali sono le sue prime impressioni sul mercato italiano?
È sicuramente un momento difficile e complesso, ma sono ottimista e vedo alcuni segnali di ripresa promettenti. C’è una situazione congiunturale in parte favorevole, data dal prezzo del petrolio basso, dal cambio euro/dollaro, il quantitative easing della Bce e la riorganizzazione del lavoro: sono tutti fattori che possono favorire la ripresa. Va comunque considerato che da questa crisi uscirà un’Italia diversa: si sono verificati alcuni cambiamenti strutturali di mercato e di consumo molto importanti, e sarà fondamentale interpretarli ed esaltarne i lati positivi. Dobbiamo analizzare i segnali dei consumatori e assecondare le nuove richieste e le tendenze emergenti, rispondendo alla variazione delle abitudini delle persone. Per esempio, il consumo di latte durante la colazione è diminuito e si è in parte spostato dal tavolo di casa al bar. Una peculiarità che vedo nel nostro mercato è la grande potenzialità inespressa nei tanti campi dell’eccellenza italiana, soprattutto quello alimentare, ed è necessario che ci impegniamo per favorirne e promuoverne l’espressione.

2. A proposito di eccellenze nel campo alimentare, negli ultimi mesi le vendite “Italian sounding” nel mondo hanno superato quelle dei prodotti realmente italiani. Cosa ne pensa?
Dobbiamo continuare a promuovere i nostri prodotti e soprattutto i valori a loro annessi: l’artigianalità, la tipicità, la cura per i dettagli e le tradizioni. L’agroalimentare italiano contiene per ogni categoria di prodotto delle eccellenze uniche, e queste unicità si riflettono anche nei processi di trasformazione dei cibi: abbiamo trovato un equilibrio fra tradizioni caserecce e industrializzazione, essenzialmente ingrandendo quello che faceva la nonna in cucina. E noi, grandi aziende, dobbiamo ricoprire un ruolo importante di promozione e affermazione dei prodotti italiani all’estero, e dobbiamo svolgerlo con intensità e passione. Nel mio nuovo ruolo mi sono posto anche questo obiettivo: valorizzare e aprire nuove opportunità per le nostre eccellenze sui mercati internazionali più promettenti. Questo è anche un grande investimento sul futuro per le prossime generazioni, affinché continuino a tramandare la nostra storia e la nostra cultura alimentare.

3. Con un sistema economico alla ricerca di definire una nuova identità, una popolazione occidentale che invecchia e si riduce, un approccio al consumo, come lei ha detto, in cambiamento, esiste un elemento che può davvero fare la differenza?
Penso che una grande differenza possa farla l’approccio che ogni soggetto ha verso l’altro all’interno della filiera: è fondamentale essere collaborativi e abbandonare alcune forme di antagonismo commerciale. Come dice il vecchio adagio: “se vuoi andare veloce vai da solo; se vuoi andare lontano vai insieme agli altri”. se tutti noi, anelli della stessa catena all’interno della filiera, adottiamo un orientamento collaborativo, soprattutto nelle fasi di maggiore interazione, riusciremo più facilmente a cavalcare l’onda del cambiamento e a trovare le strategie vincenti. Quando parlo di catena mi riferisco all’intera filiera: a partire dalla materia prima utilizzata per l’imballaggio, alla realizzazione del prodotto, al trattamento, alla distribuzione, fino al consumatore finale. Ad ogni livello si possono fare scelte capaci di fare una differenza sostanziale a livello di efficienza, convenienza, funzionalità e – altro fattore molto importante – a livello ambientale. Personalmente mi impegnerò a porre la nostra azienda come fattore aggregante nelle filiere in cui siamo coinvolti per valorizzarle al meglio.

4. Da aprile il mercato europeo del latte ha vissuto un cambiamento fondamentale: la fine del regime delle quote. Furono stabilite nel 1983 da quella che ai tempi era la Cee, e hanno regolato il mercato per 32 anni. In Italia la filiera sta già soffrendo e adesso in molti pronosticano il peggio. Qual è la sua opinione a riguardo?
Le quote latte sono state un tema difficile e controverso. La loro fine può essere una minaccia se la vediamo dal punto di vista del latte importato da Paesi dove la produzione ha costi inferiori. Se invece la vediamo dal punto di vista della maggior disponibilità di latte che può essere trattato nel nostro Paese, con il valore aggiunto che questo implica e con un’ottica di forte focus sull’export, diventa una cosa molto positiva. Infatti, l’export verso i mercati in via di sviluppo giocherà un ruolo fondamentale; è un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire, e anche per questo dovremo lavorare insieme. Su piazze come quella cinese, per esempio, i prodotti italiani hanno un vantaggio comparativo importante: il made in Italy è una garanzia di qualità e di sicurezza. Dobbiamo impegnarci a sfruttare questa opportunità, collaborare per ottimizzare e superare ostacoli comuni. Un altro elemento molto importante da prendere in considerazione sul fronte domestico è il potere d’acquisto dei consumatori: gli italiani quando possono acquistano prodotti italiani; optano per quelli stranieri solo quando la convenienza economica è un fattore decisivo della loro scelta. Per questo è indispensabile collaborare anche per rafforzare il consumo domestico di prodotti italiani, rendendo tutta la catena del valore la più efficiente e conveniente possibile.

5. Come ha già detto, la collaborazione è fondamentale, ma per crescere c’è anche bisogno di rimanere competitivi e dare valore aggiunto. Secondo lei quali sono i temi e le azioni più importanti da questo punto di vista?
L’attenzione verso l’ambiente e l’innovazione tecnologica sono due temi che ritengo essere vitali, sia da un punto di vista etico che commerciale. In qualità di leader nel mercato degli imballaggi sentiamo la responsabilità di essere leader anche nel rapporto con l’ambientale, e ci siamo posti obiettivi ambiziosi. Non è solo una questione di crescere, ma di costruire una crescita sostenibile, che ci assicuri di rimanere competitivi anche in futuro, pensando alle prossime generazioni. L’approccio che adottiamo prende in considerazione tutto il ciclo di vita delle nostre confezioni: dall’approvvigionamento di materie prime, fino allo smaltimento dopo l’uso. Utilizziamo infatti carta con certificazione FSC™ che ne garantisce la provenienza sostenibile, e ci impegniamo per facilitare e incrementare la raccolta e il riciclo delle nostre confezioni sia sul territorio nazionale che mondiale. In più, abbiamo una funzione, chiamata Design for Environment, che integra soluzioni sempre più sostenibili e innovazioni che ci rendano più efficienti dal punto di vista sia produttivo che ambientale. Ne sono la prova confezioni come Tetra Top con Separable Top, che facilita il riciclo della confezione consentendo al consumatore di separare facilmente la calotta in plastica dal corpo prevalentemente in cartone; oppure il nuovissimo Tetra Rex® Bio Based, realizzato interamente con materie 100% rinnovabili di origine vegetale. Il nostro impegno si estende anche ai macchinari di trattamento e di imballaggio: investiamo nella ricerca per renderli più efficienti e per ridurre al minimo l’impiego di acqua ed energia. Queste azioni rappresentano un forte valore aggiunto, un vantaggio commerciale e sono la cosa più giusta da fare.


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