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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

23-06-2015

Giugno 2015


Eccoci all’ultima puntata del viaggio à rebours lungo i nostri primi 70 anni di storia.

Siamo ormai approdati ai giorni nostri. Volgendo lo sguardo al passato, come abbiamo fatto negli scorsi editoriali, ci rendiamo immediatamente conto di quanta strada abbiamo percorso. Nel nostro settore in questi decenni tanto (o tutto) è cambiato. Siamo diventati il primo settore del food italiano: siamo noi a generare oltre il 12% del fatturato complessivo del comparto alimentare nazionale. Le nostre imprese – anche in questi tempi di crisi – continuano a dare lavoro a 25.000 addetti, che arrivano a oltre 100.000 se consideriamo anche l’indotto.

Siamo arrivati a essere i più importanti ambasciatori del “made in Italy” nel mondo, visto che siamo il settore più rilevante per l’export agroalimentare italiano. Grazie alle nostre aziende e al fatto che sanno fare bene il loro lavoro, siamo apprezzati in tutto il mondo e subiamo anche innumerevoli tentativi di “imitazione”.

Siamo stati, in forte anticipo sui tempi, i primi ad applicare i sistemi di controllo e di verifica, diventati poi obbligatori per legge in tutta l’Unione europea. Anche grazie a questo i nostri prodotti vengono unanimamente riconosciuti come alimenti di alta qualità, vere e proprie eccellenze nate dalla capacità dell’industria lattiero-casearia italiana di coniugare tradizione e innovazione, valorizzando le nostre produzioni e proponendole in una chiave più moderna e sempre vicina alle nuove esigenze dei consumatori. Dai formaggi Dop a quelli più innovativi, dagli alimenti funzionali a quelli arricchiti o alleggeriti, dai prodotti di base agli alimenti sartoriali “costruiti” per particolari fasce di popolazione, dietro tutto questo ci siamo solo noi.

Tutti questi primati industriali sono il risultato di una storia dell’eccellenza italiana, che ha comportato sacrifici, investimenti, fatica, impegno, ma anche genialità, stile, passione. Eppure... eppure in Italia spesso il ruolo dell’industria viene ancora oggi sottovalutato, svilito o trascurato. Stiamo assistendo increduli a un ritorno di fiamma per l’artigianalità (o pseudo tale) che ci riporta a un’Italia agricola dai mille campanili. Ascoltiamo attoniti i rappresentanti delle istituzioni affermare che la soluzione ai grandi problemi di efficienza del sistema alimentare italiano sono le intese tra agricoltura e distribuzione che escludono chi il cibo lo produce. Vediamo i politici impegnati a divulgare iniziative che, alla prova dei fatti, hanno poco effetto sull’economia reale e nessun impatto concreto sui consumatori.

E, peggio ancora, continuiamo a vedere politiche di esasperazione del “made in Italy”, che vorrebbero impedire di dire che è italiano quello esce dalla aziende, dagli stabilimenti e dalle mani dei lavoratori italiani, secondo una tradizione tramandata di generazione in generazione. Eppure... eppure quello che ho velocemente riepilogato è accaduto solo per merito nostro: il nostro successo lo abbiamo costruito quasi interamente da soli perché nel Paese è mancata – e manca tuttora – una politica industriale. Ma noi non ci fermiamo: le nostre aziende continuano ad avere fiducia nell’attività d’impresa e a puntare su qualità, efficienza, competitività, per conquistare un mercato ormai globale. E noi di Assolatte, come facciamo da 70 anni a questa parte, continuiamo a fare la nostra parte e a sostenerne le ragioni e i valori con forza e impegno.
 
Adriano Hribal


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