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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

08-01-2016

Gennaio 2016



Anno nuovo, vita nuova? Il punto interrogativo è d'obbligo!

Poche settimane fa, Assolatte ha siglato un protocollo di intenti per la stabilità e la sostenibilità della filiera lattiero-casearia italiana.

Nel protocollo, il Governo - oltre a mettere a disposizione del mondo agricolo importanti risorse finanziarie (parliamo di alcune decine di milioni di euro) - si è impegnato a dare il via a campagne di promozione e informazione per il latte e i prodotti lattiero-caseari e sembra aver preso atto - finalmente - della necessità di una ristrutturazione del sistema. Cosa che gli industriali italiani chiedono da molto tempo.

Sono anni, infatti, che diciamo che si deve cambiare marcia, che è necessario rendere le imprese agricole e industriali più competitive ed efficienti, che è fondamentale rimuovere gli ostacoli che impediscono al sistema di crescere quanto potrebbe e dovrebbe.

E sono anni che le richieste industriali vengono respinte al mittente.

Eppure tanti lamentano l'aumento delle importazioni dei prodotti finiti, soprattutto di primo prezzo, che occupano spazi crescenti sugli scaffali della distribuzione sostituendo quelli fatti in Italia. E tanti amano riempirsi la bocca parlando di export, sostenendo che la strada per la crescita passa per un importante aumento delle esportazioni dei prodotti made in Italy, che dovrebbero conquistare i mercati esteri e diventare una leva di sviluppo per il Paese.

Le dichiarazioni restano parole, affermazioni di principio che lasciano il tempo che trovano. E le decisioni che vengono prese vanno addirittura nella direzione opposta.

Per limitare le importazioni, infatti, bisognerebbe favorire la produzione nazionale e per far crescere le esportazioni si dovrebbe semplificare la vita delle imprese, renderle più efficienti, abbattendo gli ostacoli interni che ne limitano le potenzialità.

Si può dire - in tutta sincerità - che le politiche degli ultimi anni siano andate in questa direzione? Difficile sostenerlo!

Ben venga, quindi, il protocollo voluto dal ministro Martina, che mette i rappresentanti della filiera intorno a un tavolo per lavorare ai suoi punti di forza e debolezza e promette di agire con misure di semplificazione, per migliorare l'efficienza e la competitività delle imprese.

Ma bisogna evitare che anche questa volta quanto concordato resti un insieme di parole, scritte su un pezzo di carta (l'ennesimo), in un momento di crisi, auspici di una parte del tavolo o - peggio - promesse di marinaio.

Bisogna lavorare seriamente per far partire i lavori e prendere decisioni difficili, ma necessarie.

Per farlo, occorre essere d'accordo su alcuni punti.

Primo: il punto di forza di questo settore è la capacità delle imprese - industriali e cooperative· di trasformare il latte in prodotti di alta qualità, apprezzati in tutto il mondo. È la trasformazione il momento caratterizzante del made in Italy, che garantisce ricchezza alla filiera. Senza un'industria forte e competitiva la zootecnia nazionale non avrebbe futuro.

Secondo: il confronto con il mercato mondiale è inevitabile. Non siamo in un sistema chiuso. Viviamo in un mercato globale che influenza volumi di produzione e quotazioni dei prodotti. Anche dei prodotti più vincolati a specifiche aree geografiche.

Terzo: bisogna diventare più competitivi, tutti. Se nei prossimi anni il sistema non sarà messo in condizione di diventare più competitivo, vedremo chiudere migliaia di stalle e tante aziende di trasformazione.

La palla è quindi nelle mani del Governo, che con il protocollo si è impegnato a lavorare in questa direzione, eliminando tutto ciò che è superfluo e semplificando la vita dei nostri imprenditori.

Se non lo farà, si sarà persa un'altra occasione per garantire un futuro migliore alle aziende del latte e alle imprese che il latte lo comperano e lo lavorano ogni giorno dell'anno.


Adriano Hribal


 
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