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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

03-02-2016

Febbraio 2016


I dati e le rilevazioni che arrivano dal mercato non ci permettono di essere ottimisti. All’orizzonte non si vede alcuna ripresa delle quotazioni mondiali e la domanda internazionale non è sufficiente a spingere la rimonta. Il mercato russo, che era un bacino importante per l’Europa, non accenna alla riapertura, la domanda cinese è statica e la produzione di latte europea è in crescita – con tutti i problemi che ne derivano.

In Italia, poi, da molti mesi il mercato è stagnante, i consumi sono in calo oppure fermi su livelli bassi.

Lo dimostrano anche i dati sulle importazioni, anch’esse in diminuzione.

Quello dei consumi non è certo un tema nuovo. Ci sono alcuni prodotti – primo tra tutti il latte fresco – che nel giro di pochi anni hanno perso volumi e fatturati davvero importanti, nonostante le raccomandazioni di buona parte dei nutrizionisti, gli investimenti delle aziende per promuovere i propri prodotti, le numerose iniziative associative e consortili.

Questa contrazione non riguarda solo il nostro Paese. Dagli Stati Uniti al nord Europa, regioni nelle quali si beveva molto più latte che in Italia, si vedono riduzioni importanti e a poco sono serviti gli investimenti – talvolta milionari – che sono stati fatti per cercare di fermare il declino. Tutto cambia, invece, quando si parla delle piazze dell’est del mondo, dove la domanda cresce di anno in anno e grandi gruppi di nuovi consumatori si affacciano sul mercato. Peccato che si tratti di Paesi molto lontani e presidiati da aziende più vicine e soprattutto più competitive delle nostre.

Difficile capire le vere ragioni della contrazione delle vendite che sta colpendo, possiamo dire, tutto il mondo occidentale.

Avevamo raggiunto livelli di consumo troppo elevati? Il latte è un prodotto maturo, che i consumatori sostituiscono volentieri con altri, più nuovi e più moderni? Le battaglie vegane, ambientaliste e animaliste hanno lasciato il segno? Bere prodotti alternativi è diventato di moda? Le iniziative messe in atto in questi anni non hanno toccato le corde giuste? È colpa di quella parte di scienza che ha messo in dubbio la qualità nutrizionale del latte e lo accusa di essere causa di malattie?

Davvero difficile trovare risposte univoche a queste domande, ognuna delle quali meriterebbe specifici approfondimenti.

Senza dimenticare che non tutti la pensano allo stesso modo, e che tanti si limitano a dire: bisognerebbe fare qualcosa.

E torna in mente la bellissima poesia “A chi esita” di Bertolt Brecht, che esorta tutti noi a non aspettare risposte dagli altri.

 
Adriano Hribal

 
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