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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

21-08-2015

Agosto 2015


Tempi difficili per il mondo del latte, e non solo in Italia, dove i consumi continuano, da anni e inesorabilmente, a contrarsi e la domanda non sembra dare segnali che possano far pensare a una ripresa in tempi ragionevoli.

Una situazione che ci accomuna a molti altri Paesi e che sta generando un serio allarme di portata globale. Basta leggere le rassegne stampa internazionali per averne conferma e per capire le difficoltà con cui si deve confrontare oggi il comparto lattiero-caseario.

Negli Stati Uniti, come titola il “Washington Post”, la produzione ha toccato livelli da record, mai raggiunti prima. Un risultato di cui si potrebbe andar fieri se non fosse che, secondo quanto scrive il giornale, ogni mese vengono gettate 3.500 tonnellate di latte, che non trovano collocazione sul mercato. Anche in Australia e in Nuova Zelanda la produzione di latte è superiore a quella di sempre e crescite significative si registrano anche in altri Paesi, come l’India. Attendibili previsioni stimano che nel 2015 la produzione mondiale di latte metterà a segno una crescita del 2,1% arrivando a stabilire il record storico di 582,5 milioni di tonnellate. Quindi, più latte per tutti. Ma a che prezzo?

Secondo la Fao, le quotazioni medie sono diminuite del 39% in poco più di un anno. La dinamica nel calo del prezzo del latte alla produzione riguarda tutti i Paesi e tutti i continenti. Europa compresa, dove, ad esempio, in alcune zone della Spagna i produttori di latte lamentano quotazioni pari a 27 centesimi al litro.

È evidente che la situazione è critica. Ma è altrettanto evidente che è difficile fare di più di quel che si sta facendo in Italia, che sarà anche quest’anno – con ogni probabilità – il Paese che riuscirà a garantire il prezzo del latte alla stalla più alto d’Europa.

Un prezzo basso, purtroppo, lo sappiamo bene. Ma sempre un prezzo superiore a quello di mercato.

Eppure, nonostante questo, una quotazione che probabilmente non basta a ripagare i costi di produzione, come sostengono gli allevatori. Ma è un problema globale, non solo italiano, e a nulla serve fare leggi che impongono prezzi minimi stabiliti a tavolino. Piuttosto sarebbe più appropriato ritrovare formule costruttive a livello di vertici rappresentativi delle diverse componenti per confrontarsi e discutere di efficienza e di competitività. Ossia affrontare i temi-chiave per la crescita del settore. O perlomeno per la sua futura sopravvivenza.
 
Adriano Hribal


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