MENU

Il Mondo del Latte

ANCHE NOI SIAMO CHARLIE

04-02-2015

L'editoriale del numero di febbraio de Il Mondo del Latte


All’indomani dell’11 settembre alcuni editorialisti titolarono le loro riflessioni immediate “Siamo tutti americani”. Oggi, a distanza di quasi tre lustri, di quella partecipazione emotiva sembra non essere rimasto molto. Anzi, paradossalmente, un’America più fragile, più litigiosa, più incerta, cioè un’America più “europea”, appare più lontana invece che più vicina.

Le emozioni, si sa, si accendono e si spengono con rapidità. Però, al di là delle emozioni, resta il fatto che, con tutti i suoi difetti e la sua complessità, la civiltà occidentale è la realtà a cui apparteniamo e vogliamo continuare ad appartenere, al di qua e al di là dell’Atlantico.

Per questo, anche se domani i cartelli con su scritto “Je suis Charlie” verranno riposti e perfino dimenticati, noi continueremo ad essere Charlie.

Continueremo a essere società in cui non avere le stesse idee, convinzioni politiche e religiose, abitudini di vita e costumi quotidiani. Non è di certo un delitto, ma solo espressione, alle volte anche aspra, di sana, libera, complessa convivenza democratica.

Charlie è ognuno di noi quando rivendica il proprio diritto a essere se stesso, la sua libertà di muoversi, pensare e parlare in nome proprio e non di altri.

Charlie è ognuno di noi nelle sue contraddizioni, nelle sue difficoltà di convivenza, nella fatica delle sue scelte quotidiane, nel suo lavoro, nel suo impegno. Charlie è l’immigrato pakistano che svolge onestamente il suo lavoro in un Paese che l’ha accolto, è l’egiziano che si alza alle quattro di mattina per andare a mungere, è l’imprenditore che dà lavoro alle persone, qualunque siano il colore della loro pelle e il loro credo religioso, e si assume i rischi di attività e investimenti che permettono alle nostre società di vivere e far vivere.

Essere Charlie è anche essere diversi da Charlie e non avere paura di dirlo e confrontarsi.

È la possibilità di riconoscere i proprio errori, ma anche quella di essere orgogliosi delle proprie ragioni. Nella sproporzione, che sarebbe ridicola se non fosse mostruosa, tra le matite e i mitra si esprime tutta la forza di un’apparente fragilità.

Uno dei cartelli esposti nella grande manifestazione di Parigi diceva, con amarezza “Sono morti per dei disegni”: ecco preferiremmo non fosse così, ma se è necessario, moriremo ancora per i nostri disegni. Continueremo, testardamente, faticosamente, con pazienza e a volte dolore, ma anche con coraggio e allegria, a essere Charlie.



© RIPRODUZIONE RISERVATA