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Attualità

LATTE SPOT? UN PO' DI CHIAREZZA PER FAVORE

19-09-2013

La replica di Assolatte alla disinformazione di questi giorni


Da giorni il prezzo del latte spot è oggetto di accesi dibattiti alimentati da Coldiretti e Copagri che straparlano di "speculazioni” e di “industriali che si arricchiscono alle spalle degli agricoltori”, dando un quadro scorretto e semplicistico di una situazione invece molto complessa che coinvolge pesantemente tutti gli attori della filiera, fino al consumatore finale!

“Ed è proprio dai dati sui  consumi che bisogna partire- afferma Giuseppe Ambrosi, Presidente  di  Assolatte – Il nostro Paese sta vivendo momenti molto difficili e la  crisi  economica ha colpito duramente le famiglie che hanno ridotto l’acquisto di quasi tutti i prodotti lattiero caseari, nonostante un significativo aumento delle offerte promozionali”

Gli acquisti  di  latte  fresco  sono  calati del 4,1%, quelli di latte UHT del 3,7%,  lo yogurt perde il 5%, il  Grana Padano il 7,4%, il  Parmigiano  Reggiano il 3,8%  e la Mozzarella il 2,4%. Il burro poi in uno solo anno  ha  affrontato  ed assorbito quasi integralmente un aumento dei costi delle materie prime del 60%. Il  calo dei consumi colpisce tutti i prodotti, soprattutto quelli fatti in Italia, mentre crescono le importazioni di prodotti finiti, a prezzi sempre più  competitivi. Ed anche le esportazioni crescono si, ma solo a fronte di una riduzione dei prezzi dei nostri prodotti più pregiati!

In questo contesto così critico, la strumentalizzazione dei “record” del prezzo del latte “spot” non fa che alimentare la disinformazione su un settore cruciale per l’economia del nostro Paese.
Il mercato del latte spot rappresenta infatti solo una parte irrilevante del latte trasformato quotidianamente in Italia. Inoltre, oltre all’aumento dettato dalla minor produzione nella stagione estiva, è un mercato fortemente influenzato dalle quotazioni del latte in polvere e del burro, produzioni sulle quali Paesi grandi produttori ed esportatori di latte hanno preferito concentrare i propri investimenti.

I valori del latte spot sono frutto di parametri completamente differenti e non paragonabili con quelli che caratterizzano gli accordi continuativi industrie e allevatori. La volatilità di prezzi di piccole  partite (alle cui quotazioni vanno tra l’altro sottratti mediamente 3 centesimi al litro per i costi di trasporto), non possono essere presi come riferimento di contratti che invece garantiscono una stabilità economica grazie ad una fornitura costante, per tutti i giorni, di tutto il latte che una azienda agricola produce, con un sistema incentivante di premi sulla qualità.

“Che il prezzo del latte spot, del quale tutti si affannano a parlare senza però chiarirne le complesse dinamiche, non sia una valido termine di confronto è evidente – ribadisce Ambrosi -  anche da come viene abilmente sfruttato solo all’occorrenza. Nessuno faceva questi paragoni quando poco più di un anno fa le quotazioni erano ben inferiori ai 30 centesimi, mentre il latte alla stalla continuava ad essere pagato da contratto più di 38 centesimi litro!”.

Bisogna ricordare che a  parità di qualità, il latte prodotto dalle stalle italiane è il più caro  del  mondo  e  in poco più di un anno è già aumentato due volte: dell’11%  negli ultimi  12  mesi   e addirittura del 17% se consideriamo gli  ultimi  18 mesi.