Attualità
4 DOMANDE A: GERARD CALBRIX
23-06-2014
Responsabile del dipartimento affari economici di Atla
In questi anni il settore lattiero-caseario europeo ha rafforzato la sua attitudine a competere sul mercato mondiale e ha posto in essere le condizioni per rafforzare la propria leadership e la capacità di adeguare l’offerta alla domanda. Nell’Unione europea si assiste alla crescita della produzione lattiera nei Paesi del Nord con una netta differenziazione rispetto a quelli mediterranei, dove la produzione resta stabile o addirittura diminuisce. Gli studi della Commissione europea sulle prospettive di evoluzione del mercato lattiero confermerebbero questa tendenza e non si prevedono a breve cambiamenti significativi degli equilibri produttivi. L’abolizione delle quote creerà le condizioni per un migliore adeguamento dell’offerta di prodotti in funzione della domanda del mercato. Un aspetto cruciale nei prossimi anni continuerà a essere la volatilità dei prezzi.
Per questo sarà utile avere a disposizione dati della Ue aggiornati sull’andamento del mercato, monitorare eventuali anomalie (causate da variazioni dell’offerta di prodotti lattieri sul mercato, dalla costituzione di stock o da situazioni climatiche).
Ne parliamo con Gerard Calbrix, responsabile del dipartimento affari economici di Atla, durante un incontro in Assolatte dedicato ai temi dell’economia lattiera.
L’industria lattiero-casearia europea opera ormai sul mercato globale ed è strettamente correlata alle dinamiche dei prezzi create dall’equilibrio tra domanda e offerta su scala mondiale. Chi sono i maggiori attori a livello extraeuropeo e quanto “pesano” negli scambi internazionali?
I primi esportatori al mondo sono Australia e Nuova Zelanda, che da sole spediscono fuori dai loro confini 22 milioni di tonnellate di equivalente latte ogni anno. L’Unione europea si colloca al secondo posto, con una quota del mercato mondiale di 16 milioni di tonnellate, seguita dagli Usa le cui esportazioni di latte in polvere e formaggi sono in forte crescita da circa tre anni. Sul fronte della domanda di prodotti lattieri, i mercati più dinamici sono certamente Cina e Russia. La Cina è il più grande importatore mondiale con progressivi aumenti della domanda di latte in polvere e burro dal 2009, ma dal 2011 è in crescita anche la domanda di formaggi. Il maggiore importatore di formaggi ai confini dell’Europa è la Russia (464.000 tonnellate nel 2013).
Vedremo come procederà il negoziato con l’Ucraina, che potrebbe avere un impatto rilevante sull’export europeo e sull’equilibrio del mercato lattiero della Ue.
Il Vecchio Continente dovrà adeguare l’offerta di prodotti lattieri alla domanda del mercato mondiale e restare competitivo. Come evolvono le esportazioni europee di prodotti lattieri?
Se guardiamo alle diverse tipologie di prodotti, i 28 Paesi dell’Unione, con più del 50% degli scambi mondiali di formaggi (800.000 tonnellate nel 2013), sono leader del mercato davanti all’Oceania,i cui volumi di formaggi esportati si sono stabilizzati da diversi anni a circa 450.000 tonnellate. Anche gli Usa sono cresciuti molto negli ultimi tre anni e hanno un potenziale i ulteriore espansione. L’Oceania, in particolare la Nuova Zelanda, è leader sul mercato globale del burro e del latte intero in polvere.
I produttori europei hanno ridotto in modo sensibile le esportazioni di burro per rispondere alla domanda interna alla Ue. I tre principali attori si contendono ad armi pari il mercato mondiale del latte scremato in polvere, mentre da 5 anni la Nuova Zelanda è diventata leader anche su questo mercato. In passato i prezzi delle commodity europee erano nettamente più alti rispetto alle quotazioni sul mercato mondiale, sia come effetto delle misure di sostegno interno che, in parte, delle restituzioni all’esportazione. L’aumento della domanda di prodotti lattieri sulla piazza mondiale ha creato una convergenza dei prezzi che sono ora vicini alle quotazioni Ue.
Sebbene le produzioni europee siano molto apprezzate in termini di qualità dei prodotti e affidabilità delle forniture, le commodity del Vecchio continente devono restare competitive su scala planetaria per mantenere un flusso regolare delle esportazioni: in questo modo si eviterà di appesantire il mercato Ue creando situazioni di disequilibrio che porterebbero a una flessione dei prezzi sul mercato interno.
Può fornirci alcuni elementi per inquadrare le principali tendenze del 2013-2014?
La domanda mondiale ha mantenuto un andamento dinamico per l’intero 2013. Il prezzo del latte pagato ai produttori ha raggiunto livelli eccezionalmente elevati in tutti i Paesi, come effetto della minore disponibilità di latte. In particolare la situazione di siccità in Nuova Zelanda ha generato una pressione sui prezzi dei prodotti industriali dal mese di marzo. L’aumento dei consumi mondiali di prodotti lattieri ha subito un rallentamento causato dalla mancanza di disponibilità di materia prima. Per il quinto anno consecutivo il consumo mondiale di prodotti produzione di latte e sono stati utilizzati gli stock residui degli Usa. Nei primi mesi del 2014 la forte ripresa delle consegne in Europa, ma anche la maggiore disponibilità di latte intero in polvere in Nuova Zelanda, hanno favorito un calo dei prezzi per burro e latte scremato in polvere, che ad aprile 2014 erano scesi ai livelli di un anno prima.
In conclusione, i prezzi medi annuali nel 2013 sull’insieme della filiera lattiera mondiale sono stati eccezionalmente elevati.
Quali sono le prospettive del mercato lattiero europeo per il 2014?
Quest’anno si conferma la forte ripresa della produzione di latte che era già iniziata nell’autunno 2013: di fatto l’Ue è già uscita dal sistema di quote in quanto il costo elevato delle commodities industriali, favorito dalla domanda mondiale, genera un incremento della produzione lattiera. Infatti, per la campagna 2013/2014 la maggior parte dei Paesi dell’Europa del nord supererà la quota nazionale di riferimento. Ad esempio, la Germania ha totalizzato un +4% nei primi mesi del 2014, la Polonia ha registrato aumenti superiori al 6% a fine 2013 e un ulteriore aumento del 6,5% a gennaio 2014. Anche i Paesi Bassi hanno avuto una forte accelerazione della produzione lo scorso anno, confermata per i primi mesi del 2014. Un andamento opposto si è avuto in due grandi Paesi produttori di latte: Italia e Spagna. Queste tendenze si erano già manifestate negli anni scorsi e le previsioni indicano un incremento costante della produzione per i prossimi 10 anni - stimato in un +0,4% annuo - a fronte di un aumento stimato della domanda mondiale del +2,5% l’anno.
Queste prospettive indicano un contesto favorevole per il commercio di prodotti lattiero-caseari e l’abolizione delle quote crea le condizioni per un miglior adeguamento dell’offerta alla domanda di mercato. Il tema della volatilità dei prezzi resta un aspetto cruciale e la Ue dovrà attuare politiche e adottare strumenti di monitoraggio per facilitare l’utilizzo delle misure di mercato in caso di crisi.