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Attualità

MARIO COSTA

28-08-2015

Un secolo di Gorgonzola


Nel 1919… No, non stiamo intonando la famosa canzone di Achille Togliani degli anni Cinquanta, ma parlando della nascita di un altro bel marchio della nostra tradizione industriale: la ditta Mario Costa. L’azienda nasce proprio in quell’anno, appena terminata la Grande Guerra, in una cascina di Vinzaglio, nel novarese.

A Mario Costa bastano pochi anni perche il suo formaggio diventi un punto di riferimento nella produzione casearia locale. Mentre per tutti il Gorgonzola e un formaggio piccante a due paste, Costa mette a punto la ricetta del suo "Dolcificato" che ottiene la massima onorificenza alla mostra casearia di Milano del
1924.

Dieci anni dopo l’azienda lascia la piccola Vinzaglio e trasferisce la propria sede a Novara, in pieno centro, dov'e rimasta per 80 anni. Da pochi mesi ha, invece, traslocato in un impianto modernissimo, situato alle porte della cittadina piemontese e costruito con passione e impegno da Federica e Davide, figli di quel Federico Fileppo Zop che tanti di noi ricordano con simpatia e affetto.

Davide e Federica rappresentano la quarta generazione di imprenditori di famiglia e vanno avanti nella conduzione aziendale con la medesima passione di chi li ha preceduti, ispirandosi ai valori del passato, ma con lo sguardo verso il futuro e l’innovazione.

"La tradizione da sola non basta – ripetono all’unisono – neanche quando si parla di un’esperienza lunga quasi un secolo e di un prodotto pluripremiato. Per restare sul mercato bisogna combattere giorno per giorno, adeguarsi alla domanda che cambia, conoscere e far proprie le nuove tecnologie, cercare di essere sempre più competitivi".

Visitando il nuovo stabilimento, questa passione per il nuovo si coglie immediatamente.

La struttura dell’edificio, ad esempio, è molto innovativa per il mercato italiano: è in acciaio reticolare, con grande resistenza sismica e un’estrema modularità, per facilitare eventuali futuri necessari adeguamenti. L'impianto insiste su un’area di circa 28.000 metri quadrati e ne occupa quasi 6.000. Ha un corridoio tecnico che corre sopra tutto lo stabilimento. Cosi le immancabili necessarie manutenzioni non creano problemi di tipo igienico e sanitario alle linee produttive, ed è possibile organizzare visite per i clienti senza interferire sulle lavorazioni.

Grande attenzione, poi, è stata data all’impatto ambientale e agli aspetti energetici, con impianto di trigenerazione e l’uso di gas naturale liquido, un combustibile innovativo e certamente eco-friendly.

È bello vedere giovani che credono nel fare impresa e che investono in momenti di crisi economica. Avete fatto una scelta coraggiosa. Come mai avete preso quest'importante decisione? Cosa vi ha fatto decidere di rischiare? E cosa cambia con il nuovo stabilimento?
Dal punto di vista emotivo, la storia ci legava molto al sito produttivo di Novara. Tuttavia, uno stabilimento concepito più di 80 anni fa, seppur innovativo, era in difficoltà a reggere gli enormi cambiamenti e passi avanti che la produzione alimentare ha fatto in questi anni. Inoltre, la città è cresciuta attorno al nostro caseificio, inglobandolo in un tessuto urbano non più idoneo a un’area produttiva.
Queste ragioni, la voglia di credere nel futuro e il piacere di portare avanti una passione e l’impegno di una tradizione, ci hanno spinti a questo passo importante.

Siete un’azienda monoprodotto, con una super specializzazione nel Gorgonzola, che da molti anni esportate anche in molte parti del mondo. Quali sono, secondo voi, le prospettive di crescita sul mercato interno? E quelle dell’export?
Sfortunatamente veniamo da anni molto difficili sul mercato interno che, complice la difficile situazione economica del Paese, hanno visto un calo generalizzato anche dei consumi alimentari. Speriamo tuttavia che quella pallida luce di ripresa, evidenziata negli ultimi mesi, possa crescere e invertire la tendenza di un mercato che occupa più della metà del fatturato aziendale.
Diversa ovviamente la situazione dell’export, da sempre risorsa fondamentale per chi come noi produce un’eccellenza del panorama alimentare italiano come il Gorgonzola. Seppur con qualche flessione, il comparto ha tenuto bene e il nostro storico marchio “Dolcificato Costa” e finalmente sbarcato anche in Australia.

Parliamo del nuovo stabilimento. Quali sono le scelte più difficili che avete dovuto fare? Dove avete osato di più e cosa avete deciso di conservare? Quali sono le parti più innovative? Di cosa siete più orgogliosi?
I vantaggi del cambiamento sono enormi: poter progettare da zero un edificio vocato alla produzione esclusiva di un formaggio ci ha consentito di ritagliare un vero e proprio “abito su misura”. Oltre a questo, speriamo di ottenere un efficientamento energetico dell’intero ciclo produttivo e di posizionare l’impatto ambientale della nostra azienda prossimo allo zero.
Inoltre, la struttura ci ha permesso di realizzare un innovativo percorso di visita completamente esterno agli ambienti di produzione, che ci darà la possibilità di accontentare le numerose richieste di gruppi, comitive e scuole, accrescendo e diffondendo la conoscenza di questo straordinario formaggio.

Quali sono state le carte vincenti della vostra azienda e dove si può ancora migliorare?
Indubbiamente la scelta della qualità, che ha sempre premiato il nostro impegno e permesso di costruire rapporti durevoli e stimolanti. Il limite al miglioramento non esiste, ogni giorno è giusto provare a fare meglio di quello precedente; il formaggio è un prodotto vivo, che ha bisogno di molta cura. E poi in un’azienda innumerevoli sono le cose da costruire consolidare, implementare: a partire dai rapporti umani.

Due fratelli che lavorano fianco a fianco, senza attriti. Come avete diviso le responsabilità all’interno dell’azienda. Chi fa cosa?
Beh, ovviamente discutiamo anche noi e abbiamo caratteri diversi, ma il fatto di aver avuto lo stesso maestro, papà, che ci ha sempre molto coinvolti, ci ha in qualche modo sintonizzati. In buona sostanza mia sorella Chicca si occupa del controllo di gestione e della parte finanziaria, mentre io seguo di più la parte produttiva e commerciale dell’azienda. Tuttavia, la nostra rimane una realtà familiare e siamo grosso modo interscambiabili.


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