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Attualità

CON I PRESIDI ALLE FRONTIERE IL NOSTRO MADE IN ITALY NON HA ALCUN FUTURO

06-07-2010

Iniziativa demagogica e controproducente. Possibili ripercussioni a danno del made in italy e dell'economia del settore.


Comunicato stampa Assolatte

CON I PRESIDI ALLE FRONTIERE IL NOSTRO MADE IN ITALY NON HA ALCUN FUTURO
L'Italia non è autosufficiente ed è costretta ad importare materie prime per soddisfare la domanda dei consumatori.

Milano, 6 luglio 2010 

Assolatte (Associazione Italiana Lattiero Casearia) commenta i presidi al Brennero. Questo tipo di presidi - afferma l'associazione - non ha alcun senso, è controproducente per il paese ed è demagogico.

Non ha senso: serve solo a creare un'atmosfera di sospetto e di paura tra i consumatori facendo credere che quello che arriva dai vicini paesi mette a rischio la loro salute e non è sufficientemente garantito e controllato. Non è così!
I prodotti industriali e i controlli che vengono quotidianamente effettuati danno ampie garanzie di igiene, qualità e sicurezza.

E' demagogico: con la scusa della tracciabilità, garantita in tutta Europa da una severa normativa (come dimostra il recente caso della mozzarella blu prodotta in Germania e immediatamente ritirata dal commercio), si vogliono subdolamente mettere all'indice aziende che si approvvigionano di materie prime anche dai vicini paesi europei perché il latte italiano non è sufficiente per il fabbisogno del paese.

E' controproducente: l'export alimentare italiano vale 19 miliardi di euro ed ha un saldo positivo della bilancia dei pagamenti di 4,3 miliardi di euro (più di 150 milioni di euro solo quello caseario). Se i paesi vicini organizzassero iniziative analoghe a quelle che stiamo vivendo, sarebbe a rischio tutto il patrimonio di qualità e di gusto costruito dall'industria italiana in anni di lavoro.

Il danno e le ripercussioni per l'economia italiana sarebbero inestimabili. L'industria lattiero casearia italiana sostiene da sempre gli allevatori acquistando tutto il latte prodotto in Italia a un prezzo superiore a quello pagato negli altri Paesi comunitari - che a parità di qualità arriva fino al 20% in più - e consente agli agricoltori entrate di gran lunga più elevate rispetto a quelle dei loro colleghi europei.

Ed è attenta anche alle esigenze delle famiglie: nel corso del 2009, per venire incontro al diminuito potere di acquisto, l'industria ha ridotto i propri costi attraverso investimenti e recuperi di efficienza. Questo, insieme ad una politica di prezzi molto attenta, ha permesso ai consumatori di avere prodotti buoni e sani a prezzi generalmente più bassi, mantenendo inalterate le loro abitudini. Secondo ISTAT nel solo 2009, il risparmio per le famiglie italiane ha superato i 270 milioni di euro.